Tra i luoghi più affascinanti della città di Napoli ci sono anche quelli avvolti da un alone di mistero, legati all’occulto e all’esoterismo e tra questi va assolutamente considerata la suggestiva Cappella Sansevero.
Chiamata anche Santa Maria della Pietà dei Sangro, fu fondata nel 1590 da Giovanni Francesco di Sangro, principe di Sansevero, e poi ampliata dal figlio Alessandro nel 1608, con l’intento di farne un luogo di sepoltura per i vari membri della famiglia.

È da considerarsi uno dei più affascinanti complessi architettonici settecenteschi della città, fortemente segnato dalla personalità del principe Raimondo di Sangro, scienziato, inventore, intellettuale e grande maestro della Massoneria di rito scozzese del Regno di Napoli. Tra il 1749 e il 1771 fece ridecorare la cappella e fornì agli artisti coinvolti un preciso programma iconografico.
Sculture e opere nella cappella
L’interno della cappella è spettacolare, a dir poco incredibili gli affreschi sulla volta di Francesco Maria Russo, il cui tema della Gloria del Paradiso mette in risalto diversi personaggi della famiglia del Sangro. Quest’opera che si sposa perfettamente con lo spazio architettonico e con i marmi colorati si caratterizza per l’estrema luminosità dei suoi colori che dopo più di due secoli non sono ancora stati restaurati.

Oltre a questi affreschi quasi soprannaturali, l’intera cappella è costellata di opere di grande valore artistico tra cui il famoso Cristo velato. Le sorprendenti opere che definiscono e disegnano lo spazio sono spesso tratte dalla vita della nobile famiglia napoletana.
Nel sepolcro di Cecco di Sangro, ad esempio, scolpito da Francesco Celebrano nel 1766, è raffigurato un episodio della vita del defunto che, chiuso in una cassa perché si credeva fosse morto in battaglia, uscì con la spada in mano terrorizzando i nemici.
La Statua del Divino Amore
Una statua sul tema del Divino Amore del XVIII secolo è presente tra la controfacciata e la parete destra. Sotto il primo arco di destra si trova la tomba di Paolo di Sangro; sotto il secondo arco si trova il monumento a Paolo di Sangro di Antonio Corradini; sotto il secondo pilastro Dominio di sé stesso di Celebrano del 1767.
Nella sala adiacente, in linea con l’ingresso laterale, si trova la tomba di Raimondo di Sangro, disegnata da Francesco Maria Russo, con un ritratto di Carlo Amalfi.

L’altorilievo marmoreo della Deposizione, situato sopra l’altare maggiore, è considerato il capolavoro di Francesco Celebrano e fu realizzato tra il 1762 e il 1768; ai lati dell’altare si trovano i due angeli in stile barocco realizzati da Paolo Persico, autore anche della cornice di angeli in stucco che circonda il dipinto della Pietà.
Sulla parete sinistra del presbiterio si trova la tomba di Alessandro di Sangro, patriarca di Alessandria, del XVII secolo. Sul pilastro destro dell’altare si trova il Disinganno di Francesco Queirolo, opera di straordinaria abilità tecnica; sul pilastro sinistro dell’altare si trova la Pudicizia, figura velata di Antonio Corradini del 1751.
Al centro della navata si trova l’opera più famosa della cappella, il Cristo velato, realizzato da Giuseppe Sanmartino nel 1753, un’opera sorprendente per verità e finezza compositiva, che conserva ancora la patina originale.
Nella terza cappella di sinistra, la statua di Santa Rosalia del Queirolo. Sotto la seconda arcata di sinistra si trova la tomba di Giovan Francesco Paolo di Sangro di Jacopo Lazzari; nella prima, la tomba di Paolo di Sangro, quarto principe di Sansevero. Nell’angolo con la controfacciata si trova la Decorazione del Corradini. Questo solo per dare una rapida idea della quantità e della qualità delle opere presenti nella cappella.
Inoltre, nella cripta, commissionate da Raimondo di Sangro, sono collocate due macchine anatomiche (scheletri in cui è possibile vedere l’apparato venoso e arterioso), che contribuirono ad accrescere la fama del principe mago e alchimista.
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