Sei in visita a Napoli? Allora è assolutamente d’obbligo fare una visita al conosciutissimo Maschio Angioino, castello simbolo della città noto pure come Castel Nuovo.
Il Maschio Angioino rappresenta un luogo ricco di storia e attualmente ospita al suo interno: Il Museo Civico di Napoli, la biblioteca della società Napoletana di Storia Patria e il comitato di studi sul Risorgimento Italiano.
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La storia (breve) del luogo
Esso è un meraviglioso castello, la cui origine è legata al medioevo ma che è da considerare come un simbolo del Rinascimento napoletano, epoca nel quale fu costruito il monumentale Arco di trionfo ad opera dell’architetto, scultore e medaglista Francesco Laurana. In quel periodo fu però l’intero castello a subire un totale rifacimento, grazie anche all’opera dello scultore e architetto spagnolo Guillem Sagrera.

Successivamente agli sfarzi del periodo Aragonese il castello venne risistemato nuovamente da Carlo di Borbone, divenuto nel frattempo re di Napoli nel 1734. Fu allora che si perse il ruolo del castello come residenza reale, in favore delle nuove regge che venivano edificate nella stessa Napoli e nei suoi dintorni come il Palazzo Reale in piazza del Plebiscito, la reggia di Capodimonte, la villa reale di Portici e la celeberrima Reggia di Caserta. Il castello, in questo modo, esonerato dalla sua antica funzione, divenne principalmente un simbolo della storia e dell’eccellenza di Napoli.
In seguito fu ristrutturato per l’ultima volta nel agli inizi del XIX secolo da Ferdinando I delle due Sicilie, ospitando per un determinato periodo di tempo l’arsenale di artiglieria e il cosìdetto officio pirotecnico almeno finché tali funzioni non furono prese dalle reali fabbriche di Torre Annunziata nel 1837.
Cosa vedere al Maschio Angioino?
Una volta varcata la soglia dell’Arco di Trionfo, ci troviamo nello splendido cortile da cui può iniziare la nostra visita. Con l’ingresso alle spalle se date un’occhiata alla vostra sinistra noterete delle scale, ebbene esse vi porteranno nella Sala dei Baroni, meraviglia architettonica realizzata da Guillem Sagrera. Sulle pareti in tufo si innalza la stupenda volta, al cui centro, invece della tradizionale chiave, è posto un luminoso oculo, da cui si diramano grossi costoloni in piperno che, raccordandosi ad altri elementi minori, creano un disegno stellare, evidenziando il contrasto cromatico tra il tufo giallo e il piperno grigio. In questa sala sarebbero dovuti essere presenti gli affreschi di Giotto, di cui rimangono però ben poche tracce.
Immediatamente sotto la Sala dei Baroni c’è la cosiddetta sala dell’armeria, così chiamata per la funzione che essa andava a svolgere. E’ qui che durante alcuni lavori di restauro del cortile del castello, sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici di epoca romana, oggi visibili grazie ad un pavimento calpestabile e trasparente sotto al quale i visitatori possono esplorare facilmente i resti.
La Cappella Palatina

Usciti da questa sala ci sono diversi punti da cui iniziare la nostra visita. Sul lato del castello rivolto al mare si affaccia la parete di fondo della Cappella palatina, unico elemento superstite del castello angioino trecentesco. La facciata sul cortile interno presenta un portale rinascimentale con rilievi di Andrea dell’Aquila e di Francesco Laurana. L’interno, illuminato da alte e strette finestre gotiche, si conservano solo scarsi resti dell’originaria decorazione affrescata, opera di Maso di Banco e un ciborio di Iacopo della Pila, datato alla fine del Quattrocento.
L’interno fu affrescato inoltre anche da Giotto verso il 1330, che riprendeva le Storie del Vecchio e Nuovo Testamento. Il contenuto di questo ciclo d’affreschi è anche qui quasi perduto del tutto anche se ve ne rimane una parte decorativa nelle strutture che compongono le finestre.
Il Museo civico di Napoli al Maschio Angioino
Bisogna però rientrare nel cortile principale, e recarsi alla propria sinistra con la cappella palatina alle proprie spalle per avventurarsi nel Museo Civico di Napoli. Un percorso museale inaugurato nel 1990, che si sviluppa su più livelli, e che conserva una parte importante della storia di Napoli
Al primo piano ci sono affreschi e dipinti essenzialmente di committenza religiosa, che possiamo collocare cronologicamente tra il Seicento e l’Ottocento. Sono conservati dipinti di grandi artisti della tradizione napoletana come Battistello Caracciolo e Fabrizio Santafede, e di maestri del barocco napoletano, come Luca Giordano, Francesco Solimena e Mattia Preti.
Opere dell’800 e 900 a Maschio Angioino
Il secondo piano invece, è destinato a tutte le opere che vanno dalla fine dell’Ottocento al Novecento più maturo. In queste sale il criterio espositivo è di ordine tematico: storia, paesaggi, ritratti, vedute di Napoli. Vi troviamo opere di artisti come Vincenzo Gemito e altri legati alla Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, istituzione che forma artisti da quasi tre secoli.
Molte altre sale del castello, come la sala Carlo V e la sala della Loggia, sono destinate a mostre ed iniziative culturali temporanee, questo rende il castello un luogo da vedere e rivedere, incubatore di idee legate al mondo contemporaneo oltre che simbolo incontrastato di Napoli.